Spettacolo
Con spettacolo si intende, in generale, una rappresentazione artistica che avviene a beneficio di un pubblico e che può essere di diversa natura: teatrale, cinematografica, canora o musicale. Nell'attuale "società dell'immagine", grazie anche alla diffusione di mezzi di comunicazione quali televisione e computer, si è registrata una prevalenza delle arti figurative.
Anche lo sport, in quanto capace di richiamare grandi masse di spettatori, può rientrare nel concetto di spettacolo per un pubblico, però noi qui in “jobTalentMe” allo “Sport” abbiamo dedicato una categoria specifica .
Lo Spettacolo: Teatro, Cinema, Canto e Musica ...
Per definizioni, cenni storici e geografici fonte info da vocabolari ed enciclopedie.
Teatro
Il Teatro è un insieme di differenti discipline, che si uniscono e concretizzano l'esecuzione di un evento spettacolare dal vivo.
La parola deriva dal greco (théatron, che significa "spettacolo"), dal verbo (théaomai, ossia "vedo", comprende le arti tramite cui viene rappresentata, sotto forma di testo recitato o drammatizzazione scenica, una storia (un dramma, parola derivante dal verbo greco drao = agisco). Una rappresentazione teatrale si svolge davanti ad un pubblico utilizzando una combinazione variabile di parola, gestualità, musica, danza, vocalità, suono e, potenzialmente, ogni altro elemento proveniente dalle altre arti performative. Non sempre è necessaria la presenza di un testo: il movimento del corpo in uno spazio con fini artistici ed illustrativi, eseguito di fronte ad uno spettatore, è definito di per sé teatro. Oltre al teatro di prosa in cui la parola (scritta o improvvisata) è l'elemento più importante, il teatro può avere forme diverse, come l'opera lirica, il teatro-danza, il kabuki, la danza katakali, l'opera cinese, il teatro dei burattini, la pantomima, che differiscono non solo per area di nascita, ma per il differente utilizzo sia delle componenti che costituiscono la rappresentazione, sia per i fini artistici che esse definiscono.
La particolare arte del rappresentare una storia tramite un testo o azioni sceniche è la recitazione, o arte drammatica. In molte lingue come il francese (jouer), l'inglese (to play), il russo (pron. igrat), il tedesco (spielen), l'ungherese (játszik) il verbo "recitare" coincide col verbo "giocare". Il termine italiano, invece, pone l'accento sulla finzione, sulla ripetizione del gesto o della parola ("citare due volte").
Come qualsiasi altra forma artistica e culturale anche il teatro si è evoluto dalle origini ad oggi, nelle diverse epoche e luoghi. La storia del teatro occidentale pone come origine di questa disciplina la rappresentazione teatrale nella cultura dell'antica Grecia: i precedenti esempi teatrali (Egitto, Etruria ed altri) ci aiutano a comprendere la nascita di questo genere, ma non vi sono sufficienti fonti per delinearne le caratteristiche.
Definizioni di Teatro
« Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita. […] Non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. » (Stendhal, Roma, Napoli e Firenze nel 1817)
Da Aristotele ai giorni nostri
il termine ha subito diverse interpretazioni e sviluppi, ed è certo che il dibattito intorno ad una definizione esaustiva dell'evento teatrale continuerà in futuro.
Sintetizzando i punti di convergenza dei diversi insegnamenti che hanno attraversato il teatro contemporaneo negli ultimi decenni, da Jerzy Grotowski a Peter Brook, da Giorgio Strehler a Eugenio Barba, possiamo trovare elementi comuni per una definizione: il teatro è quell'evento che si verifica ogni qual volta ci sia una relazione tra almeno un attore che agisca dal vivo in uno spazio scenico e uno spettatore che dal vivo ne segua le azioni.
Silvio D'Amico ha definito appunto il teatro come «la comunione d'un pubblico con uno spettacolo vivente».
« Non gl'immobili fantocci del Presepio; e nemmeno ombre in movimento. Non sono teatro le pellicole fotografiche che, elaborate una volta per sempre fuor dalla vista del pubblico, e definitivamente affidate a una macchina come quella del Cinema, potranno esser proiettate sopra uno schermo, tutte le volte che si vorrà, sempre identiche, inalterabili e insensibili alla presenza di chi le vedrà. Il Teatro vuole l'attore vivo, e che parla e che agisce scaldandosi al fiato del pubblico; vuole lo spettacolo senza la quarta parete, che ogni volta rinasce, rivive o rimuore fortificato dal consenso, o combattuto dalla ostilità, degli uditori partecipi, e in qualche modo collaboratori. » (Silvio D'Amico, Storia del teatro.)
«È eccitante perché, a differenza del cinema, non ci sono primi piani, quindi una persona deve essere abile a usare ogni centimetro di se stessa.» (Katie Holmes)
In senso lato
il Teatro può avvenire anche fuori dagli spazi consueti, in ogni luogo dove sia possibile raccontare una storia o catalizzare l'attenzione di un pubblico. Gli elementi essenziali che distinguono un evento teatrale da, per esempio, una conferenza o dal vociare di un mercato pubblico, sono, nella pratica teatrale:
È utile notare come, in ogni caso, spesso l'improvvisazione renda variabili le costanti sopra descritte, anche se è opinione corrente dei maestri di questa disciplina che solamente il rigore di uno schema predefinito renda l'attore libero di variarlo.
Più in generale, ciò che separa il teatro da altri avvenimenti che coinvolgono un pubblico, è il carattere di compiutezza dell'azione scenica che la rende classificabile come arte e la distingue dagli altri eventi sociali, didattici o semplicemente quotidiani. Ciò non esclude del tutto che l'evento teatrale (la “magia” di Eduardo) si possa temporaneamente manifestare anche in altri contesti: nella parentesi narrativa di un insegnante durante una lezione scolastica, o nella esibizione di un giocoliere in una piazza affollata.
Teatro, Cinema e Televisione
« Il cinematografo non ha niente a che vedere col teatro », disse una volta Eduardo De Filippo.
«L'attore quando muore deve morire. Basta! Deve sparire! Non deve lasciare quest'ombra, questa falsa vita».
Peter Brook afferma che la vita di uno spettacolo teatrale dura, al massimo, quattro anni, dopodiché lo spettacolo «invecchia e muore». Una delle più evidenti differenze tra le due arti è il perdurare nel tempo dell'evento spettacolare. Il cinema definisce l'attore nella sua prestazione artistica, fissandola sulla pellicola. Nel teatro uno dei fondamenti del mestiere d'attore è la ricerca della perfezione sapendo di non poterla mai raggiungere. La pratica teatrale rivolge la sua maggiore attenzione sul processo più che sul risultato (che nel cinema è l'unico possibile elemento di valutazione).
Sia il teatro che il cinema tentano di rappresentare la realtà, non necessariamente in una modalità naturalistica. I temi e gli argomenti che toccano sono simili, e se la 'settima arte', più giovane, ha tratto elementi utili dal teatro, il travaso è avvenuto anche nella direzione inversa. Il cinema delle origini, fatto di inquadrature fisse, somiglia al teatro e del teatro utilizza i testi. Mentre il cinema prende il suo spazio e raggiunge una completa autonomia, il teatro sperimentale porta nelle sale le immagini proiettate, arrivando al 'teatro multimediale' degli ultimi anni, in cui è frequente la presenza di una videocamera sul palcoscenico, che riprende in modo più o meno insolito ciò che succede in scena, per rimandarlo immediatamente su uno o più schermi.
Negli anni cinquanta e sessanta, quando la Rai prefiggeva compiti pedagogici alla programmazione televisiva, il teatro di prosa occupava uno spazio rilevante nei palinsesti, con un appuntamento fisso settimanale, raddoppiato, poi, quando venne irradiato anche il secondo canale.
All'epoca le trasmissioni erano rigidamente in diretta, per cui il linguaggio di tali "teleteatri" era molto simile a quello del teatro tradizionale. In genere, però erano realizzati in studi televisivi e solo eccezionalmente riguardavano riprese di spettacoli teatrali dal vivo della scena.
Nel repertorio largo spazio era riservato a testi stranieri. Per quello che riguardava la produzione italiana un interessante filone fu quello del teatro "dialettale" come Eduardo De Filippo e Gilberto Govi.
Tra gli autori si spaziava da Aristofane ad Alfieri, Shakespeare, Schiller, ?echov, Goethe, Ibsen, Pirandello.
Con il sopravvento della teleregistrazione cambiò anche il genere, con il sorgere dello sceneggiato televisivo, la fiction e il definitivo allontanamento del linguaggio televisivo e quello teatrale.
Negli anni d'oro il mezzo televisivo contribuì grandemente alla conoscenza nel grande pubblico di autori, opere, registi, attori. In genere l'accoglienza fu entusiastica. Una operazione eccessivamente "intellettuale" fu nel 1959 il Dyskolos di Menandro (l'unica sua commedia pervenutaci pressoché intera) che suscitò una indignata serie di lettere di protesta per l'intreccio giudicato "puerile".
Il Cinema
Il cinema è un'arte performativa dello spettacolo basata sull'illusione ottica di un'immagine in movimento. In italiano viene comunemente soprannominata anche la "settima arte", secondo la definizione coniata dal critico Ricciotto Canudo nel 1921, quando pubblicò il manifesto La nascita della settima arte (anche se una prima volta, esattamente dieci anni prima, nel 1911, l'aveva considerata come la "sesta arte") in cui previde che il cinema avrebbe unito in sintesi l'estensione dello spazio e la dimensione del tempo: le arti plastiche con la musica e la danza, configurandosi come "nuovo mezzo di espressione", "officina delle immagini" e "scrittura di luce". Però le Muse, divinità associate alle arti e alle scienze e inserite nel grande concetto di Arte come il Tutto, cioè la "conoscenza del divino", sono un totale di nove, quindi il cinema sarebbe in realtà la decima arte, mentre le arti figurative (pittura, scultura, disegno, ma anche la fotografia), non presenti nella catalogazione greca, si inserirebbero all'undicesimo posto. Naturalmente, tutto questo senza tenere in considerazione la cronologia, ma la vicinanza maggiore alle arti classiche: ad esempio, il cinema è l'arte più vicina a quelle scelte dai greci; deriva, infatti, dalla comicità e dalla tragedia, cioè dal teatro.
Il Cinématographe Lumière
I fratelli Lumière, considerati gli inventori del cinema.
Durante l'estate del 1894, nel corso di un viaggio a Parigi, Antoine Lumière assiste a una delle proiezioni animate del Théâtre Optique di Charles-Émile Reynaud al Museo Grévin, al n° 10 di Boulevard Montmartre. I rappresentanti di Thomas Edison gli offrono un campione di una trentina di centimetri della pellicola di 35 mm perforata dell'industria americana. «Sono meravigliato dal Kinétoscope di Edison»[16] Antoine ritorna a Lione, persuaso che il mercato della registrazione e rappresentazione di immagini fotografiche in movimento (il termine inglese film, adottato per la prima volta da Edison nel 1893 per definire la pellicola impressionata non era ancora conosciuto) è a portata di mano, ricco e foriero di promesse commerciali. Le proiezioni del Théâtre Optique e le reazioni del pubblico lo convinsero inoltre che l'avvenire non è nel Kinétoscope, visionato da una persona alla volta, ma in un apparecchio simile a quello di Reynaud, proiettando sullo schermo stavolta non dei disegni animati ma persone in movimento, davanti a un'assemblea di pubblico.
La pellicola flessibile prodotta da Eastman riscuote una provvigione di diritti industriali inclusi il prezzo al metraggio del supporto venduto. Questa pellicola deve assicurare un accesso graduale e continuo ai suoi bordi in maniera che la dentatura dell'apparecchio assicuri il passaggio nelle perforazioni e, quindi d'impressionare fotogramma per fotogramma tutto il nastro. Ma i fratelli Lumière conoscono già che le perforazioni rettangolari di Edison sono stati oggetto di numerose imitazioni e brevetti, rendendo non solo la situazione incontrollabile allo stesso Edison, ma anche a loro stessi. Avvertono però che la loro realtà industriale è fondamentale. Però la loro imitazione costituirebbe un caso di violazione, ed Edison non esiterebbe a citarli in giudizio. Per evitare di pagare i diritti d'autore agli Stati Uniti d'America, i fratelli Lumière studiano un sistema di perforazione rotonda da applicare ai loro film, disposti lateralmente a ragione di una sola perforazione su entrambi i lati di tutti i fotogrammi. La pellicola perforata a rettangolo da Edison, considerata più efficiente, viene scelta come metodo standard in tutto il mondo da parte dei fabbricanti di pellicole per le proiezioni dei film dal 1903.
Il principio meccanico del Cinématographe dei fratelli Lumière: il movimento di penetrazione e successivo ritiro nella perforazione rotonda del dispositivo sulla pellicola avviene attraverso un braccio che regge due rampe aiutato da una cremagliera rotante.
I fratelli Lumière preparano allora una serie di proiezioni a pagamento a Parigi, nel "Salon indien du Grand Café", al n° 14 del Boulevard des Capucines. Il primo giorno, il 28 dicembre 1895, erano presenti soltanto 33 spettatori (tra i quali due giornalisti) venuti ad osservare questo «nuovo spettacolo». Il passaparola tra la gente favorisce l'espansione di quella novità e in una settimana la fila di persone raggiunge la Rue Caumartin. Le proiezioni raggiungono il tutto esaurito e le sessioni giornaliere raddoppiano, l'impatto di quanto accade nei mesi successivi è globale. Dieci film (Louis Lumière le definisce "visuali") costituiscono lo spettacolo. La sortie de l'usine Lumière a Lyon, La Place des Cordeliers à Lyon, Le Débarquement du congrès de photographie à Lyon, La Mer (Baignade en mer), due bambini immersi nelle onde, Les Forgerons a esempio di Edison, ma con autentici fabbri che forgiano il loro materiale poiché Dickson, ai fini delle riprese, si accontentò di ricostruire la fucina con semplici comparse poco convincenti. Seguono due scene familiari con un bambino, il figlio stesso di Auguste Lumière, in Le Repas de bébé e La Pêche aux poissons rouges. Poi arrivano due scenette comiche di vita militare, La Voltige e Le Saut à la couverture, nella tradizione dei comici girovaghi. Quella sessione si concluse con il celebre L'Arroseur arrosé che è in realtà il primo film nella storia del cinema interpretato da attori (i primi film di finzione sono le pantomime disegnate da Émile Reynaud). Pochi giorni dopo, il 6 gennaio 1896, i due fratelli presentarono un altro film rimasto celebre, L'arrivée d'un train en gare de La Ciotat, che con ogni probabilità impressionò gli spettatori, anche se tali riscontri non sono completamente attendibili. Il Grand Café esiste ancora oggi, diventato anche un albergo con il nome "Le Café Lumière - Hôtel Scribe"; la sala cinematografica più antica al mondo tuttora in attività si trova sempre in Francia, ad Aniche: L'Idéal Cinéma-Jacques Tati, inaugurato il 26 gennaio 1902 e aperto al pubblico il 23 novembre 1905.
La Musica
La musica (dal sostantivo greco) è l'arte dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo e nello spazio.
Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo che produce la musica e dell'ascoltatore; si tratta di scienza in quanto studio della nascita, dell'evoluzione e dell'analisi dell'intima struttura della musica. Il generare suoni avviene mediante il canto o mediante strumenti musicali che, attraverso i principi dell'acustica, provocano la percezione uditiva e l'esperienza emotiva voluta dall'artista.
Il significato del termine musica non è comunque univoco ed è molto dibattuto tra gli studiosi per via delle diverse accezioni utilizzate nei vari periodi storici. Etimologicamente il termine musica deriva dall'aggettivo greco mousikos, relativo alle Muse, figure della mitologia greca e romana, riferito in modo sottinteso a tecnica, anch'esso derivante dal greco techne. In origine il termine non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di "perfetto".
Le accezioni
Sono state proposte diverse accezioni e varianti di significato del termine musica:
A causa della larga gamma di definizioni, lo studio della musica è effettuato in una grande varietà di forme e metodi: lo studio del suono e delle vibrazioni (detto acustica), lo studio della teoria musicale, lo studio pratico, la musicologia, l'etnomusicologia, lo studio della storia della musica.
La musica contemporanea
Arnold Schoenberg
Queste innovazioni in campo tonale vennero radicalmente contestati dalla musica del XX secolo, che esplorò le nuove forme dell'atonalità. Con questa tecnica il singolo compositore definì autonomamente le regole per la realizzazione del brano, dando maggiore importanza all'effetto prodotto dai suoni piuttosto che alla loro appartenenza ad un assegnato sistema tonale: per apprezzare un brano di musica composto secondo questi canoni, però, il solo ascolto non è sufficiente, ma deve essere integrato da un attento studio dello spartito.
In particolare, nel secondo decennio Arnold Schönberg, assieme agli allievi, tra cui ricordiamo Alban Berg e Anton Webern, giunse a delineare un nuovo sistema, la dodecafonia, basato su serie di 12 note. Alcuni ritennero questo l'inizio della musica contemporanea, spesso identificata con la musica d'avanguardia: altri dissentirono vivamente, cercando altre strade. Il concetto di serie, inizialmente legato ai soli intervalli musicali, si svilupperà nel corso del secondo Novecento sino a coinvolgere tutti i parametri del suono. Fu questa la fase del serialismo, il cui vertice fu raggiunto negli anni cinquanta con musicisti come Pierre Boulez e John Cage.
Altri musicisti - fra cui anche Igor Stravinsky, Bela Bartok e Maurice Ravel - scelsero di cercare nuova ispirazione nelle tradizioni folkloriche e nella musica extraeuropea, mantenendo un legame con il sistema tonale, ma innovandone profondamente l'organizzazione e sperimentando nuove scale, ritmi e timbri.
Generi musicali
I generi musicali sono categorie entro le quali vengono raggruppate, indipendentemente dalla loro forma, composizioni musicali aventi caratteristiche generali comuni, quali l'organico strumentale, il destinatario e il contesto in cui sono eseguite. Il grado di omogeneità formale e stilistica di tali raggruppamenti è molto variabile e diviene addirittura nullo nel caso di generi con alle spalle una lunga storia, quali la musica sinfonica o l'opera lirica. La loro identità si fonda piuttosto sul contesto sociale e ambientale a cui le composizioni sono destinate (il teatro, la sala da concerto, la discoteca, la strada, la sala da ballo, la chiesa, il salotto) e sulle diverse modalità con cui la musica si coniuga di volta in volta ad altre forme di spettacolo, arte o letteratura, quali il teatro, l'immagine, la poesia, il racconto.
Strumenti musicali
Uno strumento musicale è un oggetto che è stato costruito o modificato con lo scopo di produrre della musica. In principio, qualsiasi cosa producesse suoni, poteva essere usato come strumento musicale, ma questo termine definisce solo gli oggetti che hanno il suddetto scopo.
Gli strumenti musicali si possono suddividere secondo la classificazione Hornbostel-Sachs in cinque famiglie, l'ultima delle quali aggiunta solo in seguito:
Il Canto
« Come è nobile chi, col cuore triste, vuol cantare ugualmente un canto felice, tra cuori felici » (Khalil Gibran)
Il canto è la produzione di suoni musicali mediante la voce, ovvero l'uso della voce umana come strumento musicale.
Un gruppo musicale composto principalmente da cantanti (che in questo caso si dicono più propriamente "cantori") viene definito coro; quando il coro esegue musica senza accompagnamento strumentale si parla di canto a cappella.
Opera lirica
« Ho sempre pensato che l'opera sia un pianeta dove le muse lavorano assieme, battono le mani e celebrano tutte le arti » (Franco Zeffirelli)
« L'opera lirica è quella rappresentazione in cui il tenore cerca di portarsi a letto il soprano, ma c'è sempre un baritono che glielo vuole impedire. » (George Bernard Shaw)
L'opera lirica è un genere teatrale e musicale in cui l'azione scenica è abbinata alla musica e al canto.
Tra i numerosi sinonimi, più o meno appropriati, basti ricordare melodramma e opera in musica.
Oggetto della rappresentazione è un'azione drammatica presentata, come nel teatro di prosa, con l'ausilio di scenografie, costumi e attraverso la recitazione. Il testo letterario che contiene il dialogo appositamente predisposto e le didascalie è chiamato libretto. I cantanti sono accompagnati da un complesso strumentale che può allargarsi fino a formare una grande orchestra sinfonica.
I suoi soggetti possono essere di vario tipo, cui corrispondono altrettanti sottogeneri: serio, buffo, giocoso, semiserio, farsesco.
L'opera lirica si articola convenzionalmente in vari "numeri musicali", che includono sia momenti d'assieme (duetti, terzetti, concertati, cori) che assoli (arie, ariosi, romanze, cavatine).
Fin dal suo primo apparire, l'opera accese appassionate dispute tra gli intellettuali, tese a stabilire se l'elemento più importante fosse la musica o il testo poetico.
In realtà oggi il successo di un'opera deriva - secondo un criterio comunemente accettato - da un insieme di fattori alla cui base, oltre alla qualità della musica (che dovrebbe andare incontro al gusto prevalente ma che talvolta presenta tratti di forte innovazione), vi è l'efficacia drammaturgica del libretto e di tutti gli elementi di cui si compone lo spettacolo teatrale.
Un'importanza fondamentale rivestono dunque anche la messinscena (scenografia, regia, costumi ed eventuale coreografie), la recitazione ma, soprattutto, la qualità vocale dei cantanti.
I Cantanti
i ruoli che essi interpretano, sono distinti in rapporto al registro vocale.
Le voci maschili sono denominate, dalla più grave alla più acuta, basso, baritono, tenore. A essi si possono aggiungere le voci di controtenore, sopranista o contraltista, che utilizzano un'impostazione in falsetto o falsettone, cioè senza appoggiatura. Esse eseguono ruoli un tempo affidati ai castrati.
Le voci femminili sono classificate, dalla più grave alla più acuta, come contralto, mezzosoprano e soprano. Anch'esse eseguono oggi, molto di più frequente delle corrispondenti voci maschili, i ruoli sopranili e/o contraltili scritti per le voci dei castrati.
( Per questi specifici contenuto, fonte definizioni e info da: Vikipedia ... " l' Enciclopedia Libera" ).
Conclusioni:
Quindi fatte queste dovute premesse, qui in “jobTalentMe” nella categoria Spettacolo si classificheranno i TALENTI ovvero i job’s Talents con le discipline artistiche riferite a quelle raggruppabili nelle Arti performative, ovvero quelle Arti che richiedono all'artista non solo di essere prodotte, ma anche di essere eseguite o interpretate, qui in “jobTalentMe” troveranno classificazione in questa specifica categoria l’espressione di TALENTI nei seguenti ambiti:
Teatro
Il Teatro è un insieme di differenti discipline, che si uniscono e concretizzano l'esecuzione di un evento spettacolare dal vivo.
La parola deriva dal greco (théatron, che significa "spettacolo"), dal verbo (théaomai, ossia "vedo", comprende le arti tramite cui viene rappresentata, sotto forma di testo recitato o drammatizzazione scenica, una storia (un dramma, parola derivante dal verbo greco drao = agisco). Una rappresentazione teatrale si svolge davanti ad un pubblico utilizzando una combinazione variabile di parola, gestualità, musica, danza, vocalità, suono e, potenzialmente, ogni altro elemento proveniente dalle altre arti performative. Non sempre è necessaria la presenza di un testo: il movimento del corpo in uno spazio con fini artistici ed illustrativi, eseguito di fronte ad uno spettatore, è definito di per sé teatro. Oltre al teatro di prosa in cui la parola (scritta o improvvisata) è l'elemento più importante, il teatro può avere forme diverse, come l'opera lirica, il teatro-danza, il kabuki, la danza katakali, l'opera cinese, il teatro dei burattini, la pantomima, che differiscono non solo per area di nascita, ma per il differente utilizzo sia delle componenti che costituiscono la rappresentazione, sia per i fini artistici che esse definiscono.
La particolare arte del rappresentare una storia tramite un testo o azioni sceniche è la recitazione, o arte drammatica. In molte lingue come il francese (jouer), l'inglese (to play), il russo (pron. igrat), il tedesco (spielen), l'ungherese (játszik) il verbo "recitare" coincide col verbo "giocare". Il termine italiano, invece, pone l'accento sulla finzione, sulla ripetizione del gesto o della parola ("citare due volte").
Come qualsiasi altra forma artistica e culturale anche il teatro si è evoluto dalle origini ad oggi, nelle diverse epoche e luoghi. La storia del teatro occidentale pone come origine di questa disciplina la rappresentazione teatrale nella cultura dell'antica Grecia: i precedenti esempi teatrali (Egitto, Etruria ed altri) ci aiutano a comprendere la nascita di questo genere, ma non vi sono sufficienti fonti per delinearne le caratteristiche.
Definizioni di Teatro
« Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita. […] Non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. » (Stendhal, Roma, Napoli e Firenze nel 1817)
Da Aristotele ai giorni nostri
il termine ha subito diverse interpretazioni e sviluppi, ed è certo che il dibattito intorno ad una definizione esaustiva dell'evento teatrale continuerà in futuro.
Sintetizzando i punti di convergenza dei diversi insegnamenti che hanno attraversato il teatro contemporaneo negli ultimi decenni, da Jerzy Grotowski a Peter Brook, da Giorgio Strehler a Eugenio Barba, possiamo trovare elementi comuni per una definizione: il teatro è quell'evento che si verifica ogni qual volta ci sia una relazione tra almeno un attore che agisca dal vivo in uno spazio scenico e uno spettatore che dal vivo ne segua le azioni.
Silvio D'Amico ha definito appunto il teatro come «la comunione d'un pubblico con uno spettacolo vivente».
« Non gl'immobili fantocci del Presepio; e nemmeno ombre in movimento. Non sono teatro le pellicole fotografiche che, elaborate una volta per sempre fuor dalla vista del pubblico, e definitivamente affidate a una macchina come quella del Cinema, potranno esser proiettate sopra uno schermo, tutte le volte che si vorrà, sempre identiche, inalterabili e insensibili alla presenza di chi le vedrà. Il Teatro vuole l'attore vivo, e che parla e che agisce scaldandosi al fiato del pubblico; vuole lo spettacolo senza la quarta parete, che ogni volta rinasce, rivive o rimuore fortificato dal consenso, o combattuto dalla ostilità, degli uditori partecipi, e in qualche modo collaboratori. » (Silvio D'Amico, Storia del teatro.)
«È eccitante perché, a differenza del cinema, non ci sono primi piani, quindi una persona deve essere abile a usare ogni centimetro di se stessa.» (Katie Holmes)
In senso lato
il Teatro può avvenire anche fuori dagli spazi consueti, in ogni luogo dove sia possibile raccontare una storia o catalizzare l'attenzione di un pubblico. Gli elementi essenziali che distinguono un evento teatrale da, per esempio, una conferenza o dal vociare di un mercato pubblico, sono, nella pratica teatrale:
- la scelta consapevole di una forma (nella finzione drammatica il personaggio o la maschera);
- la definizione di uno spazio nel quale tale forma possa agire (il palcoscenico, tradizionale o improvvisato);
- il tempo stabilito dell'azione (l'elemento drammaturgico, la durata di un testo o di una partitura gestuale).
È utile notare come, in ogni caso, spesso l'improvvisazione renda variabili le costanti sopra descritte, anche se è opinione corrente dei maestri di questa disciplina che solamente il rigore di uno schema predefinito renda l'attore libero di variarlo.
Più in generale, ciò che separa il teatro da altri avvenimenti che coinvolgono un pubblico, è il carattere di compiutezza dell'azione scenica che la rende classificabile come arte e la distingue dagli altri eventi sociali, didattici o semplicemente quotidiani. Ciò non esclude del tutto che l'evento teatrale (la “magia” di Eduardo) si possa temporaneamente manifestare anche in altri contesti: nella parentesi narrativa di un insegnante durante una lezione scolastica, o nella esibizione di un giocoliere in una piazza affollata.
Teatro, Cinema e Televisione
« Il cinematografo non ha niente a che vedere col teatro », disse una volta Eduardo De Filippo.
«L'attore quando muore deve morire. Basta! Deve sparire! Non deve lasciare quest'ombra, questa falsa vita».
Peter Brook afferma che la vita di uno spettacolo teatrale dura, al massimo, quattro anni, dopodiché lo spettacolo «invecchia e muore». Una delle più evidenti differenze tra le due arti è il perdurare nel tempo dell'evento spettacolare. Il cinema definisce l'attore nella sua prestazione artistica, fissandola sulla pellicola. Nel teatro uno dei fondamenti del mestiere d'attore è la ricerca della perfezione sapendo di non poterla mai raggiungere. La pratica teatrale rivolge la sua maggiore attenzione sul processo più che sul risultato (che nel cinema è l'unico possibile elemento di valutazione).
Sia il teatro che il cinema tentano di rappresentare la realtà, non necessariamente in una modalità naturalistica. I temi e gli argomenti che toccano sono simili, e se la 'settima arte', più giovane, ha tratto elementi utili dal teatro, il travaso è avvenuto anche nella direzione inversa. Il cinema delle origini, fatto di inquadrature fisse, somiglia al teatro e del teatro utilizza i testi. Mentre il cinema prende il suo spazio e raggiunge una completa autonomia, il teatro sperimentale porta nelle sale le immagini proiettate, arrivando al 'teatro multimediale' degli ultimi anni, in cui è frequente la presenza di una videocamera sul palcoscenico, che riprende in modo più o meno insolito ciò che succede in scena, per rimandarlo immediatamente su uno o più schermi.
Negli anni cinquanta e sessanta, quando la Rai prefiggeva compiti pedagogici alla programmazione televisiva, il teatro di prosa occupava uno spazio rilevante nei palinsesti, con un appuntamento fisso settimanale, raddoppiato, poi, quando venne irradiato anche il secondo canale.
All'epoca le trasmissioni erano rigidamente in diretta, per cui il linguaggio di tali "teleteatri" era molto simile a quello del teatro tradizionale. In genere, però erano realizzati in studi televisivi e solo eccezionalmente riguardavano riprese di spettacoli teatrali dal vivo della scena.
Nel repertorio largo spazio era riservato a testi stranieri. Per quello che riguardava la produzione italiana un interessante filone fu quello del teatro "dialettale" come Eduardo De Filippo e Gilberto Govi.
Tra gli autori si spaziava da Aristofane ad Alfieri, Shakespeare, Schiller, ?echov, Goethe, Ibsen, Pirandello.
Con il sopravvento della teleregistrazione cambiò anche il genere, con il sorgere dello sceneggiato televisivo, la fiction e il definitivo allontanamento del linguaggio televisivo e quello teatrale.
Negli anni d'oro il mezzo televisivo contribuì grandemente alla conoscenza nel grande pubblico di autori, opere, registi, attori. In genere l'accoglienza fu entusiastica. Una operazione eccessivamente "intellettuale" fu nel 1959 il Dyskolos di Menandro (l'unica sua commedia pervenutaci pressoché intera) che suscitò una indignata serie di lettere di protesta per l'intreccio giudicato "puerile".
Il Cinema
Il cinema è un'arte performativa dello spettacolo basata sull'illusione ottica di un'immagine in movimento. In italiano viene comunemente soprannominata anche la "settima arte", secondo la definizione coniata dal critico Ricciotto Canudo nel 1921, quando pubblicò il manifesto La nascita della settima arte (anche se una prima volta, esattamente dieci anni prima, nel 1911, l'aveva considerata come la "sesta arte") in cui previde che il cinema avrebbe unito in sintesi l'estensione dello spazio e la dimensione del tempo: le arti plastiche con la musica e la danza, configurandosi come "nuovo mezzo di espressione", "officina delle immagini" e "scrittura di luce". Però le Muse, divinità associate alle arti e alle scienze e inserite nel grande concetto di Arte come il Tutto, cioè la "conoscenza del divino", sono un totale di nove, quindi il cinema sarebbe in realtà la decima arte, mentre le arti figurative (pittura, scultura, disegno, ma anche la fotografia), non presenti nella catalogazione greca, si inserirebbero all'undicesimo posto. Naturalmente, tutto questo senza tenere in considerazione la cronologia, ma la vicinanza maggiore alle arti classiche: ad esempio, il cinema è l'arte più vicina a quelle scelte dai greci; deriva, infatti, dalla comicità e dalla tragedia, cioè dal teatro.
Il Cinématographe Lumière
I fratelli Lumière, considerati gli inventori del cinema.
Durante l'estate del 1894, nel corso di un viaggio a Parigi, Antoine Lumière assiste a una delle proiezioni animate del Théâtre Optique di Charles-Émile Reynaud al Museo Grévin, al n° 10 di Boulevard Montmartre. I rappresentanti di Thomas Edison gli offrono un campione di una trentina di centimetri della pellicola di 35 mm perforata dell'industria americana. «Sono meravigliato dal Kinétoscope di Edison»[16] Antoine ritorna a Lione, persuaso che il mercato della registrazione e rappresentazione di immagini fotografiche in movimento (il termine inglese film, adottato per la prima volta da Edison nel 1893 per definire la pellicola impressionata non era ancora conosciuto) è a portata di mano, ricco e foriero di promesse commerciali. Le proiezioni del Théâtre Optique e le reazioni del pubblico lo convinsero inoltre che l'avvenire non è nel Kinétoscope, visionato da una persona alla volta, ma in un apparecchio simile a quello di Reynaud, proiettando sullo schermo stavolta non dei disegni animati ma persone in movimento, davanti a un'assemblea di pubblico.
La pellicola flessibile prodotta da Eastman riscuote una provvigione di diritti industriali inclusi il prezzo al metraggio del supporto venduto. Questa pellicola deve assicurare un accesso graduale e continuo ai suoi bordi in maniera che la dentatura dell'apparecchio assicuri il passaggio nelle perforazioni e, quindi d'impressionare fotogramma per fotogramma tutto il nastro. Ma i fratelli Lumière conoscono già che le perforazioni rettangolari di Edison sono stati oggetto di numerose imitazioni e brevetti, rendendo non solo la situazione incontrollabile allo stesso Edison, ma anche a loro stessi. Avvertono però che la loro realtà industriale è fondamentale. Però la loro imitazione costituirebbe un caso di violazione, ed Edison non esiterebbe a citarli in giudizio. Per evitare di pagare i diritti d'autore agli Stati Uniti d'America, i fratelli Lumière studiano un sistema di perforazione rotonda da applicare ai loro film, disposti lateralmente a ragione di una sola perforazione su entrambi i lati di tutti i fotogrammi. La pellicola perforata a rettangolo da Edison, considerata più efficiente, viene scelta come metodo standard in tutto il mondo da parte dei fabbricanti di pellicole per le proiezioni dei film dal 1903.
Il principio meccanico del Cinématographe dei fratelli Lumière: il movimento di penetrazione e successivo ritiro nella perforazione rotonda del dispositivo sulla pellicola avviene attraverso un braccio che regge due rampe aiutato da una cremagliera rotante.
I fratelli Lumière preparano allora una serie di proiezioni a pagamento a Parigi, nel "Salon indien du Grand Café", al n° 14 del Boulevard des Capucines. Il primo giorno, il 28 dicembre 1895, erano presenti soltanto 33 spettatori (tra i quali due giornalisti) venuti ad osservare questo «nuovo spettacolo». Il passaparola tra la gente favorisce l'espansione di quella novità e in una settimana la fila di persone raggiunge la Rue Caumartin. Le proiezioni raggiungono il tutto esaurito e le sessioni giornaliere raddoppiano, l'impatto di quanto accade nei mesi successivi è globale. Dieci film (Louis Lumière le definisce "visuali") costituiscono lo spettacolo. La sortie de l'usine Lumière a Lyon, La Place des Cordeliers à Lyon, Le Débarquement du congrès de photographie à Lyon, La Mer (Baignade en mer), due bambini immersi nelle onde, Les Forgerons a esempio di Edison, ma con autentici fabbri che forgiano il loro materiale poiché Dickson, ai fini delle riprese, si accontentò di ricostruire la fucina con semplici comparse poco convincenti. Seguono due scene familiari con un bambino, il figlio stesso di Auguste Lumière, in Le Repas de bébé e La Pêche aux poissons rouges. Poi arrivano due scenette comiche di vita militare, La Voltige e Le Saut à la couverture, nella tradizione dei comici girovaghi. Quella sessione si concluse con il celebre L'Arroseur arrosé che è in realtà il primo film nella storia del cinema interpretato da attori (i primi film di finzione sono le pantomime disegnate da Émile Reynaud). Pochi giorni dopo, il 6 gennaio 1896, i due fratelli presentarono un altro film rimasto celebre, L'arrivée d'un train en gare de La Ciotat, che con ogni probabilità impressionò gli spettatori, anche se tali riscontri non sono completamente attendibili. Il Grand Café esiste ancora oggi, diventato anche un albergo con il nome "Le Café Lumière - Hôtel Scribe"; la sala cinematografica più antica al mondo tuttora in attività si trova sempre in Francia, ad Aniche: L'Idéal Cinéma-Jacques Tati, inaugurato il 26 gennaio 1902 e aperto al pubblico il 23 novembre 1905.
La Musica
La musica (dal sostantivo greco) è l'arte dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo e nello spazio.
Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo che produce la musica e dell'ascoltatore; si tratta di scienza in quanto studio della nascita, dell'evoluzione e dell'analisi dell'intima struttura della musica. Il generare suoni avviene mediante il canto o mediante strumenti musicali che, attraverso i principi dell'acustica, provocano la percezione uditiva e l'esperienza emotiva voluta dall'artista.
Il significato del termine musica non è comunque univoco ed è molto dibattuto tra gli studiosi per via delle diverse accezioni utilizzate nei vari periodi storici. Etimologicamente il termine musica deriva dall'aggettivo greco mousikos, relativo alle Muse, figure della mitologia greca e romana, riferito in modo sottinteso a tecnica, anch'esso derivante dal greco techne. In origine il termine non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di "perfetto".
Le accezioni
Sono state proposte diverse accezioni e varianti di significato del termine musica:
- Musica come suono: Una delle più comuni definizioni di musica è quella di arte del suono organizzato, o - più specificatamente - di arte del produrre significati e sensazioni, più o meno complessi - e comunque di natura volontaria - organizzando suoni e silenzio. Questi suoni hanno, a loro volta, un’organizzazione interna data dalla correlazione aritmetica delle frequenze che li compongono (armonici) a partire da quella più bassa (primo armonico), detta frequenza fondamentale: questi suoni sono comunemente chiamati note. Simili definizioni - comunemente accettate - sono state ampiamente adottate sin dal Diciannovesimo secolo, quando si iniziò a studiare scientificamente la relazione tra il suono e la percezione.
- Musica come esperienza soggettiva: Un'altra delle definizioni comuni di musica implica che la musica debba essere piacevole o melodica. Questo punto di vista tiene conto del fatto che alcuni tipi di "suono organizzato" non sono musica, mentre altri lo sono. Esistono versioni più elaborate di questa definizione che tengono conto del fatto che ciò che è considerato musica varia da cultura a cultura, e da epoca ad epoca. Questa definizione fu predominante nel Diciottesimo secolo. Mozart, per esempio, usava dire che "la musica non dimentica mai sé stessa, essa non deve mai cessare di essere musica".
- Musica come linguaggio: Analizzando l'evoluzione della musica nel corso della storia, si nota infatti come la progressiva conquista di nuove sonorità e l'abbattimento di determinati schemi, seguano un filo evolutivo proprio, modificando progressivamente i gusti e le abitudini all'ascolto. Tale concetto è ancor più valido oggi, dove in seguito alla rapida evoluzione tecnologica che ha contraddistinto gli ultimi decenni, è profondamente cambiato il concetto di fare musica, così come sono cambiate le sonorità che suscitano determinate emozioni. Il concetto di "linguaggio" prende forma ad esempio nella musica applicata, ovverosia in tutti quei contesti in cui la musica supporta o affianca un'altra forma di espressione artistica. Tipico è il caso della musica da film, laddove esistono oramai degli accorgimenti musicali condivisi universalmente, capaci di suscitare negli spettatori delle sensazioni particolari: tristezza, felicità, romanticismo, malinconia, stupore, ed altre ancora. Mediante queste sonorità, il linguaggio-musica diventa una forma capace di veicolare e comunicare emozioni specifiche.
- Musica come una categoria della percezione: La definizione cognitiva, meno comune, asserisce che la musica non è semplicemente suono, o la percezione di esso, ma una rappresentazione interna che percezione, azione e memoria contribuiscono a creare. Questa definizione è influenzata dalle scienze cognitive, il cui scopo è la ricerca delle regioni del cervello responsabili dell'analisi e della memorizzazione dei vari aspetti dell'esperienza dell'ascoltare musica. Questa definizione include anche arti differenti come ad esempio la danza.
- Musica come approfondimento storico e antropologico: Il cammino e l'evoluzione del pensiero musicale corrono di pari passo con il cammino dell'uomo nella storia. L'antropologia trova nell'etnomusicologia risposte che altri studi sull'uomo non riescono a dare.
- Musica come costrutto sociale: Le teorie post-moderne asseriscono che, come l'arte, la musica è definita innanzitutto nel suo contesto sociale. Da questo punto di vista la musica è ciò che ognuno chiama musica, che sia fatta di silenzio, di suoni, o di performance. La famosa opera 4'33'' (4 minuti e 33 secondi) di John Cage ha origine da questa concezione della musica.
- Musica come cura del corpo e/o dello spirito Musicoterapia: Le qualità liberatorie della musica si concretizzano da sempre dovunque nel mondo. Il benefico potere derivante dall'ascoltare musica, o dal crearne e riprodurne distingue i due rami principali riconducibili alla scienza stessa, che nascono sempre dalla radice unica, la Musica. Osservata in Europa, e nell'occidente in tempi relativamente recenti, dopo il Cinquecento, diviene strumento terapeutico vero e proprio, fino all'uso che spazia dalla cura di depressioni, malattie psichiche anche molto gravi, disturbi neurovegetativi ecc. In tempi più antichi e tuttora in siti culturalmente poco occidentalizzati può definirsi musicoterapia un aspetto fondamentale dell'educazione civica, intesa come "consapevolezza d'esser vivi" quindi esistere. In Africa, ad esempio, fare musica con rudimentali strumenti quali semplici percussioni o flauti di bambù è patrimonio comune nella società; parimenti lo è il partecipare ballando e cantando, oltre che, ovvio, ascoltando. Fondamentale è la partecipazione alla Musica, che è eletta a cura, preghiera, dialogo, discussione nel senso più civilmente umano dei termini. In realtà il diritto civile per questi popoli si concretizza, trovando la sua più schietta espressione, proprio nella Musica.
- "Musica come tutto ciò che soddisfi desideri e aspirazioni:" secondo la derivazione del termine dal verbo greco (desiderare, aspirare a...) dal quale Platone avrebbe fatto derivare il termine "musa". Il recupero di questo concetto di musica dalla etimologia del termine "musa" ipotizzata da Platone permette di distinguere la musica dal suono con il quale spesso viene confusa. L'idea comune infatti che la musica sia fatta di suoni rende difficoltoso comprendere perché non è sempre vero che il suono "fa" musica (ciò che è musica per qualcuno può non esserlo per altri). Perché il suono "faccia" musica occorre appunto che chi lo percepisce ne ricavi soddisfazione, che questa soddisfazione colmi un desiderio e che l'oggetto del desiderio coincida con uno stato fisico o mentale, reale o fantastico, a cui la persona aspira.
- Musica come mito nella cultura occidentale; secondo Platone ("Fedro") un tempo esistevano uomini talmente dediti al canto da trascurare tutti i bisogni primari. Da questa stirpe di uomini ebbero origine le cicale che, credevano gli antichi, vivevano e morivano cantando.
- Musica come una potenza che deriva dalla divinità e quindi grazie alle capacità sovrannaturali è in grado di controllare la natura. Orfeo con il suo canto ammaliante fu in grado di ammansire le belve ma anche di propiziarsi gli dèi; Anfione utilizzò il suono della cetra per muovere le pietre e costruire le mura di Tebe. In quasi tutte le civiltà appare evidente la presenza di un filo conduttore tra musica, recitazione, danza, trascendentalità e canto; anzi sembra che la musica nasca inizialmente come canto, espressione del più antico e noto strumento musicale.
A causa della larga gamma di definizioni, lo studio della musica è effettuato in una grande varietà di forme e metodi: lo studio del suono e delle vibrazioni (detto acustica), lo studio della teoria musicale, lo studio pratico, la musicologia, l'etnomusicologia, lo studio della storia della musica.
La musica contemporanea
Arnold Schoenberg
Queste innovazioni in campo tonale vennero radicalmente contestati dalla musica del XX secolo, che esplorò le nuove forme dell'atonalità. Con questa tecnica il singolo compositore definì autonomamente le regole per la realizzazione del brano, dando maggiore importanza all'effetto prodotto dai suoni piuttosto che alla loro appartenenza ad un assegnato sistema tonale: per apprezzare un brano di musica composto secondo questi canoni, però, il solo ascolto non è sufficiente, ma deve essere integrato da un attento studio dello spartito.
In particolare, nel secondo decennio Arnold Schönberg, assieme agli allievi, tra cui ricordiamo Alban Berg e Anton Webern, giunse a delineare un nuovo sistema, la dodecafonia, basato su serie di 12 note. Alcuni ritennero questo l'inizio della musica contemporanea, spesso identificata con la musica d'avanguardia: altri dissentirono vivamente, cercando altre strade. Il concetto di serie, inizialmente legato ai soli intervalli musicali, si svilupperà nel corso del secondo Novecento sino a coinvolgere tutti i parametri del suono. Fu questa la fase del serialismo, il cui vertice fu raggiunto negli anni cinquanta con musicisti come Pierre Boulez e John Cage.
Altri musicisti - fra cui anche Igor Stravinsky, Bela Bartok e Maurice Ravel - scelsero di cercare nuova ispirazione nelle tradizioni folkloriche e nella musica extraeuropea, mantenendo un legame con il sistema tonale, ma innovandone profondamente l'organizzazione e sperimentando nuove scale, ritmi e timbri.
Generi musicali
I generi musicali sono categorie entro le quali vengono raggruppate, indipendentemente dalla loro forma, composizioni musicali aventi caratteristiche generali comuni, quali l'organico strumentale, il destinatario e il contesto in cui sono eseguite. Il grado di omogeneità formale e stilistica di tali raggruppamenti è molto variabile e diviene addirittura nullo nel caso di generi con alle spalle una lunga storia, quali la musica sinfonica o l'opera lirica. La loro identità si fonda piuttosto sul contesto sociale e ambientale a cui le composizioni sono destinate (il teatro, la sala da concerto, la discoteca, la strada, la sala da ballo, la chiesa, il salotto) e sulle diverse modalità con cui la musica si coniuga di volta in volta ad altre forme di spettacolo, arte o letteratura, quali il teatro, l'immagine, la poesia, il racconto.
Strumenti musicali
Uno strumento musicale è un oggetto che è stato costruito o modificato con lo scopo di produrre della musica. In principio, qualsiasi cosa producesse suoni, poteva essere usato come strumento musicale, ma questo termine definisce solo gli oggetti che hanno il suddetto scopo.
Gli strumenti musicali si possono suddividere secondo la classificazione Hornbostel-Sachs in cinque famiglie, l'ultima delle quali aggiunta solo in seguito:
- Idiofoni: il suono è prodotto dalla vibrazione del corpo dello strumento stesso;
- Membranofoni: il suono è prodotto dalle vibrazioni di membrane, percosse dalle mani o da appositi battenti;
- Cordofoni: il suono è emesso dalla vibrazione di una corda azionata tramite lo sfregamento di un arco, la percussione di un martelletto, o pizzicando la corda;
- Aerofoni: emettono un suono per mezzo di una colonna d'aria che vibra all'interno dello strumento;
- Elettrofoni: il suono viene generato per mezzo di una circuitazione elettrica, o per induzione elettromagnetica.
Il Canto
« Come è nobile chi, col cuore triste, vuol cantare ugualmente un canto felice, tra cuori felici » (Khalil Gibran)
Il canto è la produzione di suoni musicali mediante la voce, ovvero l'uso della voce umana come strumento musicale.
Un gruppo musicale composto principalmente da cantanti (che in questo caso si dicono più propriamente "cantori") viene definito coro; quando il coro esegue musica senza accompagnamento strumentale si parla di canto a cappella.
Opera lirica
« Ho sempre pensato che l'opera sia un pianeta dove le muse lavorano assieme, battono le mani e celebrano tutte le arti » (Franco Zeffirelli)
« L'opera lirica è quella rappresentazione in cui il tenore cerca di portarsi a letto il soprano, ma c'è sempre un baritono che glielo vuole impedire. » (George Bernard Shaw)
L'opera lirica è un genere teatrale e musicale in cui l'azione scenica è abbinata alla musica e al canto.
Tra i numerosi sinonimi, più o meno appropriati, basti ricordare melodramma e opera in musica.
Oggetto della rappresentazione è un'azione drammatica presentata, come nel teatro di prosa, con l'ausilio di scenografie, costumi e attraverso la recitazione. Il testo letterario che contiene il dialogo appositamente predisposto e le didascalie è chiamato libretto. I cantanti sono accompagnati da un complesso strumentale che può allargarsi fino a formare una grande orchestra sinfonica.
I suoi soggetti possono essere di vario tipo, cui corrispondono altrettanti sottogeneri: serio, buffo, giocoso, semiserio, farsesco.
L'opera lirica si articola convenzionalmente in vari "numeri musicali", che includono sia momenti d'assieme (duetti, terzetti, concertati, cori) che assoli (arie, ariosi, romanze, cavatine).
Fin dal suo primo apparire, l'opera accese appassionate dispute tra gli intellettuali, tese a stabilire se l'elemento più importante fosse la musica o il testo poetico.
In realtà oggi il successo di un'opera deriva - secondo un criterio comunemente accettato - da un insieme di fattori alla cui base, oltre alla qualità della musica (che dovrebbe andare incontro al gusto prevalente ma che talvolta presenta tratti di forte innovazione), vi è l'efficacia drammaturgica del libretto e di tutti gli elementi di cui si compone lo spettacolo teatrale.
Un'importanza fondamentale rivestono dunque anche la messinscena (scenografia, regia, costumi ed eventuale coreografie), la recitazione ma, soprattutto, la qualità vocale dei cantanti.
I Cantanti
i ruoli che essi interpretano, sono distinti in rapporto al registro vocale.
Le voci maschili sono denominate, dalla più grave alla più acuta, basso, baritono, tenore. A essi si possono aggiungere le voci di controtenore, sopranista o contraltista, che utilizzano un'impostazione in falsetto o falsettone, cioè senza appoggiatura. Esse eseguono ruoli un tempo affidati ai castrati.
Le voci femminili sono classificate, dalla più grave alla più acuta, come contralto, mezzosoprano e soprano. Anch'esse eseguono oggi, molto di più frequente delle corrispondenti voci maschili, i ruoli sopranili e/o contraltili scritti per le voci dei castrati.
( Per questi specifici contenuto, fonte definizioni e info da: Vikipedia ... " l' Enciclopedia Libera" ).
Conclusioni:
Quindi fatte queste dovute premesse, qui in “jobTalentMe” nella categoria Spettacolo si classificheranno i TALENTI ovvero i job’s Talents con le discipline artistiche riferite a quelle raggruppabili nelle Arti performative, ovvero quelle Arti che richiedono all'artista non solo di essere prodotte, ma anche di essere eseguite o interpretate, qui in “jobTalentMe” troveranno classificazione in questa specifica categoria l’espressione di TALENTI nei seguenti ambiti:
- Spettacolo
- Teatro
- Cinematografia
- Musica
- Canto
- Danza
- Etc. …
28 aprile 2014